giovedì 22 settembre 2011

Cicatrici

"Per guarigione delle ferite si intende un complesso processo biologico finalizzato al riempimento della soluzione di continuo rappresentata dalla ferita con una struttura definitiva di natura connettivale, la cicatrice." (Wikipedia, guarigione delle ferite).

E' un'osservazione ovvia e banale: siamo anche le cicatrici che portiamo, come i calli, è storia scritta letteralmente sulla nostra pelle. E chi ci ama, ci ama anche per quelle cicatrici. Chi non le capisce, chi ce ne fa una colpa, non ci potrà mai amare per come siamo e cercherà di cambiarci, di sovrapporsi, di cancellarle con una specie di plastica che a lungo andare non potrà reggere il tempo.
Ci sono tanti tipi di cicatrici: dentro e fuori di noi, che si vedono o che sono nascoste, che ostentiamo o che nascondiamo. Ma per quanto stia provando a dividerle in tipologie, ci sono e basta.
Io ne ho una di 12 cm, che nessuno vede mai ma che è estremamente visibile: mi dimentico di averla, e nessuno la vede. Un amico ne ha una vistosa sul viso che, dopo la prima mezz'ora da quando l'ho conosciuto, ormai non vedevo già più.
Ora che ci penso, molte delle persone importanti della mia vita hanno una cicatrice sul viso: alcune non le vedo proprio ma altre, per quanto piccole, restano uno degli elementi di maggior fascino.
L'attrazione maggiore, tuttavia, continuano ad esercitarla le cicatrici che non si vedono: la cupezza intravista dietro il sorriso, le cicatrici dell'anima, le motivazioni che spingono le persone ad essere quello che sono e che regalano bellezza e umanità, secondo il nostro personalissimo modo di vedere le cose.
Forse non è nemmeno importante che le ferite siano chiuse, perchè i punti sensibili ci raccontano che dobbiamo ancora lavorare e lasciar seccare il nuovo connettivo.
Le cicatrici permettono agli altri di riconoscerci anche quando i nostri lineamenti sono mutati: dal passato non si può scappare, si può sperare che con il passare del tempo smetta di far male, ma possiamo essere riconosciuti o farci riconoscere anche quando sembriamo altro, come è successo ad Ulisse di ritorno ad Itaca.
Possiamo raccontare bugie agli altri sulle nostre cicatrici, ma almeno una persona sulla faccia della terra sa da dove vengono: noi, e noi dobbiamo riconoscerci. Mentirci non ci servirà a nulla.

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