domenica 13 febbraio 2011

La rivoluzione dei sorrisi

Eh, beh!
E' stato bello. Tutto l'insieme.
Dopo aver passato tutta la mattina a vomitare, sapere che ha senso andare a manifestare quello che pensi. Ultimo colpetto prima di uscire, poi via!
Prendere l'autobus verso il centro, rendersi conto che la maggior parte dei passeggeri stanno andando con i figli, i mariti e i fidanzati, o con le amiche, a fare uno shopping diverso dal solito struscio domenicale in via Torino.
Sorridere tra la nausea, schiacciati come sardine, perchè la gente che vuole andare in centro a manifestare è talmente tanta da non poter salire sulla 50, e l'annuncio che "causa manifestazione, la corsa termina a Cadorna" si porta dietro un sorriso: vuoi vedere che alle 14.30 la folla già arriva a Cadorna e non sono i 4 gatti di due settimane fa davanti alla Scala?!
Fuori dal finestrino, piove.
Speriamo smetta: ho paura che fino a che non la smette, non ci sarà nessuno in piazza. Ma noi sì.
E invece, i marciapiedi di via Foppa, la domenica di solito deserti, sono popolati di gruppetti muniti di ombrelli e cappucci, che sorridono e vanno avanti con passo deciso.
Piove un po' più forte. Speriamo bene.
Mi guardo attorno: una signora, sull'autobus, chiede a voce alta, piuttosto scocciata, cosa succeda oggi. Atmosfera di festa: signora, si va alla manifestazione! E lei sorride: ah, già, la manifestazione. Ha una sciarpa bianca, è già pronta, non viene anche lei? Va in ospedale, peccato. Ma ci sorride, ed è già molto.
Eh, sì. Perchè oggi è un giorno di sorrisi: scendiamo dal mezzo e ci ritroviamo circondati da rivoli di persone con ombrelli colorati, tutti sorridenti ma con piglio deciso, che telefonano agli amici e si mettono d'accordo per incontrarsi, che raccontano ai figli che potrebbe essere una giornata importante, ed è giusto che anche loro la condividano.
Rivoli che piano piano di uniscono e formano fiumiciattoli, occupano marciapiedi, debordano nei viali, si gonfiano: non posso quasi crederci, l'unica cosa da fare è sorridere!
Una rivoluzione pacifica, per una manifestazione comica e serissima, persone di ogni età, ceto, condizione sociale e fisica.
I disordini che ho visto in posti in cui si spara col mitra mi fanno rizzare le orecchie: alcune automobili sono rimaste parcheggiate e si trovano attorniate dalla folla. Una cosa pericolosissima, speriamo solo una svista, il comune non le ha fatte spostare.
Pochi poliziotti e pochi carabinieri: forse non si aspettavano grande affluenza. Nessuna tenuta anti sommossa sbandierata: un paio, a tratti, addirittura sorridono. O forse vedo tutto con il filtro della speranza di questo giorno grigio a Milano, con (per fortuna) pochissime bandiere politiche, ma qualche tricolore. Non c'è niente in comune con l'Egitto o la Tunisia.
E i commenti danno molta importanza, finalmente, alla condotta pubblica di un ladro, colluso e in odore di mafia. Sulla vita privata si ride e si ironizza, ma l'accento di tutti è sull'oscenità dell'arroganza. Tutti in piazza sono genitori di qualche figlio costretto ad emigrare in un altro paese per poter lavorare. O sono incazzati perchè non arrivano a fine mese. O credono nello Stato, e si incazzano perchè lo Stato viene deriso. O hanno paura che la figlia gli diventi velina.
Si esulta, contenuti, quando qualcuno in ritardo racconta che la folla arriva fino in Piazza Duomo. Che siamo talmente tanti da non poter passare. Ma quando qualcuno sta male, tutti insieme riusciamo a spostarci indietro di un passo per fare spazio, come ai corsi di teatro, quando ci si muove come un corpo solo, ma qui oggi siamo migliaia!
Formiche cha danno la scalata al monumento di Piazza Cairoli.

Milano oggi mi ha commossa, come fa spesso da qualche tempo in qua. Milano è ancora viva, e lo ha detto a voce alta. Seria, ma sorridendo.
Una specie di intifada dei sorrisi.