sabato 9 aprile 2011

Dedicata a Rotaie Verdi

Ritorno sul progetto a distanza di quattro mesi: ne avevo parlato in un post precedente. Reduce da una serata di festa, alcune riflessioni che girano da un po' di tempo nella mia testa hanno bisogno di essere scritte.
L'immagine è l'argentovivo, il mercurio: parti con una goccia, una persona, che ne colpisce un'altra con un'idea.
L'idea si attacca, la goccia si ingrossa, e queste due persone ne colpiscono una terza, o un altro gruppuscolo, e si attaccano tra loro. E la goccia cresce.

Volevo una dimostrazione per una città che sembra non voler niente per davvero, dove anche le persone che hanno voglia di fare qualcosa spesso portano avanti idee e non fatti. Spesso "organizzano eventi". A seconda del periodo e della moda del momento.
Invece volevo lasciare la mia zampata: in un delirio di micro-onnipotenza perfino il signor nessuno può lasciare la sua impronta, se vuole creare, e non solo parlarne, i grandi sistemi. Se è disposto a rinunciare alla "proprietà" unica di un'idea pur di vederla realizzata e sapere quanto di sè c'è dentro. Ho colpito un'altra persona, e poi ci siamo coagulati con una terza...o forse è questa terza che è collisa con noi. E siccome similia similibus solvuntur, abbiamo potuto creare un campo di gioco comune, grande abbastanza da poter essere usato da molti giocatori. E non smettiamo di giocare, ognuno a modo proprio.

Tutto il resto è arrivato a cascata: un nome quasi casuale, un "cappello" formale e prestigioso (il WWF Italia) che ha voluto fidarsi e investire in un sogno, la soddisfazione di veder crescere qualcosa che, ormai è quasi una certezza, lascerà un segno. Se anche morisse qui, domani, avremmo comunque già ottenuto di arricchire Milano e i suoi modi di pensare: abbiamo fatto balenare nella fantasia di qualcuno che non c'è un solo modo di fare le cose, e cioè lasciarle fare agli agli altri per poi contestarle.
Si possono fare davvero, e in grande.
Siamo partiti con un'idea piccola e abbiamo fatto un rebelòt.
Non riesco ancora ad immaginare il giorno in cui ci sarà qualcosa di realizzato, nè quale sarà la sua forma finale, ma sembra sempre più vicino.