venerdì 27 maggio 2011

Scusi, c'è Giggi?

Ritorna il diario milanese di questa primavera di elezioni e risvegli.
Si potrebbe cominciare con un "piove, governo ladro", in questa mattina di temporale, ma per quanto siano due verità indiscusse di questi giorni italiani, speriamo invece che la pioggia lavi, oltre al PM10, anche la stanchezza e l'unto dagli occhi dei milanesi che ancora non si sono svegliati.

Ora ho una certezza: c'è una speranza in un futuro perchè i nostri cuori non sono a noleggio, né caricati a molla. Abbiamo cuori che riescono a battere a un ritmo unico, un cuore che crede in ciò che fa, ed è un cuore forte e grande. E che non si può comprare!!

Ieri sera, complici due birre e due calici di vino, ho deciso di andare a vedere com'era fatto questo Giggi D'Alessio. Lo vitupero con diletto, ma non so che faccia abbia: colgo la palla al balzo e da amante del trash vado con un amico in piazza del Duomo. In moto, praticamente abbiamo parcheggiato nel vuoto direttamente dietro l'albergo dei VIP, di fianco alla Galleria. Che d'altronde era vuota di milanesi, se vogliamo escludere un gruppetto di giovanissimi leghisti che distribuivano volantini (rifiutati dai più) e i consueti turisti.
Entrati in piazza, ci siamo uniti alla mini-folla: forse 5, 6 mila persone. Forse meno. Repubblica è il solito giornale che esagera: 10 mila è un'esagerazione.
Maxi schermi, attesa nell'aria, ma alle 22 ancora nessuno sul palco e un po' di musichine di circostanza. Preparativi dei grandi eventi, gruppetti di vari dialetti sparsi, qualche maglietta bianca con scritte invitanti a supportare Letizia.
Ormai, la Letiziona Nazionale.
Ci serviamo alle pagodine che regalano bottigliette d'acqua (l'acqua del sindaco!!), ce ne sono almeno sei o sette sul fondo della piazza. E sembrano di più, dato che si trovano isolate nello stesso luogo in cui, al concerto di Vecchioni (Vecchioni!!!) la folla mi spingeva indietro a mano a mano che arrivavano più persone.
Guardo il monumento in mezzo alla piazza: ormai, il numero di gradini ricoperti di persone abbarbicate mi indica il grado di godimento del popolo. Ma è vuoto anche quello.
Ci facciamo dare un paio di fili fluorescenti da un signore (asiatico) che li distribuisce aggratis, e proseguiamo guardando i visi di chi ci sta attorno.
In fondo, credo che un terzo delle presenze siano extracomunitarie, che si stanno godendo uno degli eventi culturali della Milano morattiana, il resto sono curiosi come noi, sostenitori con lo sguardo sereno e sorridente, ragazzi puliti che vogliono Giggi. Decisamente, chi è venuto apoliticamente per la festa, se la sta godendo molto più dei supporter importati per l'occasione.

Giro di flash! Riflettori puntati e telecamera pensile in movimento. Lei è arrivata, sorridente ed elegante (tutto si può dire, ma sembra proprio una signora!).
Sale sul palco, attorniata da un entourage degno di una star: il Fürmiga, abbronzatissimo e in formissima, la Iva Zanicchi vistosissima e appena uscita da un'osteria, un paio di assessori (mi dicono...non li riconosco, con o senza trucco).
La poverina in realtà è assolutamente un pesce fuor d'acqua, trascinata da questa folla convinta, sembra non abbia nulla a che spartire con loro. Salgono sul palco, e con un discorso di forse 15 secondi se l'è cavata.
Dono di sintesi.
Pochi applausi, qualcuno comincia a chiedere "Dov'è Giggi?".
La micro-folla di ragazzine e ragazzini davanti al palco si accascia sulle transenne quando l'Iva Zanicchi si rende conto che la candidata se la sta battendo dal palco e la recupera. Arringa la folla come una tigre: bisogna darle atto che non molla e risolleva un paio di mani.
Poi ha la pessima idea di chiedere chi, tra lo sparuto pubblico, sia milanese da almeno due generazioni.
E allora...cantiamo "o mia bela Maduninaaa!!!".
La sagra di paese in genere funziona meglio.
E far cantare Letiziona e Roberto non è un'ottima idea.

Intanto, annuncio!! Adesso un po' di teatro milanese, e poi musicaaa!! E una telefonata in diretta di Gigi D'Alessioooo!!!!
Chiediamo. Ma...scusate, Gigi c'è? Siamo venuti qui per lui. Eh, anche noi. C'è, c'è...
Facce sempre meno convinte, e cominciano le defezioni.
Intanto compaiono frasi e foto edificanti sui maxischermi, proiettori mostrano Letizia in mezzo a bambini multicolore e multietnici, i suoi sostenitori scrollano la testa e dicono "Poverina, non ha colpa...è che le hanno organizzato male la serata.".
E i sorrisi cominciano a svanire, mentre bambini colorati (questi un po' meno ingessati di quelli nelle foto) giocano e ballano, tanto c'è un sacco di spazio.
Avanziamo fin sotto al palco: ormai le defezioni sono continue, una piccola emorragia. Il popolo mormora: che ce ne frega di 'sta roba, vogliamo Giggi, siamo qui per lui.
Gli attori sul palco, vergognosi e decisamente delusi, recitano tra i fischi e il mormorio che cresce: frasi di Montanelli (che si sta rivoltando nella tomba), racconti di giovani donne che lavorano a Milano venendo dalla provincia, scendono da un tram in perfetto orario e passeggiano in una via di periferia illuminata e sicura, guardando con occhi sereni ad un futuro roseo e felice con un lavoro che le porterà a costruirsi una famiglia (ma che "giovani" conosci, Letì?! Vieni con me in giro sulla 95!!).

L'unico, condiviso pensiero è: imbarazzante. E imbarazzati.
Non possiamo crederci nemmeno noi, che pure vogliamo crederci. Questa gente è fuori dal mondo.
Sul palco subentrano un gruppo di ragazzini che cantano una canzone dei Queen. Pure bravi. Ma la folla non si scalda. E fischia.
A nulla vale che questo avanzo di "Amici" inciti i ragazzini a cantare in coro. A nulla vale il balletto "flash mob" di ragazzi scoordinati in maglietta bianca (che in tram osserveranno, parlando con la mamma accompagnatrice "uno schifo, organizzato male, ci hanno fatto fare le prove all'ultimo minuto e poi ci hanno cambiato le entrate! Resta da prendere i soldi e andarsene. E basta. Ma chi vuoi che li voti, se non sanno organizzare un flash mob?").
L'emorragia di presenti continua.
Anche noi ce ne andiamo, ma prima l'entrata di un paio di gambe biondissime a un ritmo pop. E i fischi diminuiscono tra un paio di dimenamenti a tempo di musica. Mi dicono sia una cantante Romena (no...non Rom).
I sorrisi svaniscono dai visi delle magliette bianche, la scritta "Letizia" sulle magliette scompare dietro braccia conserte.

E i casalesi hanno perso l'occasione di conquistare piazza Duomo, per oggi. E se le cose continuano così, anche per i prossimi 5 anni.

Sono le dieci e tre quarti: ognuno ha accumulato il suo ritardo ed è ora di tornare. Lo squallore non ci può toccare e ci scivola addosso, e non possiamo fare a meno di sorridere: a noi non toccherà mai una cosa simile.

Mi resta solo una dedica per Milano e i milanesi. My hometown.


lunedì 23 maggio 2011

no retreat no surrender



E' divertente: in questi giorni Milano è una meraviglia di fibrillazione.
Un primavera allegra, una festa, ma anche l'incazzatura di chi crede nella ragione dalla propria parte.
Un impegno continuo: pro o contro Pisapia, pro o contro Moratti, pro o contro il Premier. Milano si è dimenticata come si fa a nascondere la testa sotto la sabbia e si è ricordata come si fa a rimettersi in gioco.
Nessuno le manda a dire a nessuno.
Tutti si sono, più o meno civicamente, autoarruolati da una parte o dall'altra. Famiglie divise, genitori coinvinti, amici trascinati alle cene, gruppuscoli che discutono agli angoli della strada o al bar.
Non solo le vecchie "elite" impegnate politicamente: tutti i cittadini, per strada, prendono una posizione definita e argomentata.
Va anche detto che, per strada o nei mezzi pubblici, non si sente un commento favorevole al sindaco uscente, né alla sua parte politica.

Stili diversi, eventi tra i più disparati: ci parlano di una convinzione trasversale che copre tanto la sinistra radical chic quanto lo stradino, tanto gli ex 68ttini quanto i liceali che votano per la prima volta, tanto i neo genitori quanto chi ha liberato Milano nel '45.
Concerti, eventi, biciclettate, aperitivi, balli: pochi soldi spesi e da spendere, ma tanta fatica e tanta voglia di veder premiati i propri sforzi. Sono i "lumbard" che lavorano, che volantinano con lo stesso impegno con cui trascorrono le 8 ore da mezze maniche o da partite IVA, sottraendo risorse al tempo libero medio del milanese DOC, che è risaputo essere poco.

Milano è un laboratorio per tutta Italia, in questo momento: dopo aver rovesciato tutte le previsioni, dalle primarie alle amministrative, si dà la scalata al seggio di sindaco forse più in vista del Paese. Finalmente con tutta l'intenzione di una parte coesa, distinta in correnti che sono state tuttavia capaci di costruire assieme un programma e una strategia condivisi.
Soprattutto, che hanno smesso di parlare solo tra di loro e di darsi ragione uno con l'altro.
Siamo già tutti d'accordo sulle linee di base? Sì?
E allora pensiamo a spiegare agli altri, che sono indecisi o non sono d'accordo con noi, cosa non ci va bene o cosa vogliamo per il nostro futuro!
Forse, proprio aver condiviso il proprio sogno con gli altri ha dimostrato di avere senso e utilità.

Benvenga questa PRIMAVERA MILANESE, con cittadini che sognano e non si limitano a brontolare tra le righe!
E' una primavera che sta portando più sorrisi di quelli che si potevano immaginare, costruiti con sudore e speranza in uguale quantità. E con tanta rabbia, va detto, per gli sprechi e le bassezze che si sono visti in questi anni di governo della città e in questa campagna elettorale.
Rabbia perchè il tempo da dedicare all'impegno elettorale è poco, perchè tutti abbiamo bisogno di tre lavori per vivere. Rabbia perchè con i soldi spesi per un decimo della campagna morattiana si sarebbero potute costruire scuole e pagare stipendi ad insegnanti d'asilo nido per anni a venire. O pagare la mensa a un sacco di bambini figli di residenti a Milano con un reddito al limite della povertà. O ancora, si sarebbero potute sovvenzionare attività culturali per tutti, che andassero oltre il liveMi e la sua tendona in piazza Duomo.
Con i soldi spesi per un'ecopass, voluto per raggranellare denaro e non per disincentivare l'uso dell'auto, o con i denari spesi per le consulenze fornite al comune, si sarebbero potute fornire assistenze ad anziani e bambini, servizi alle mamme che lavorano, libri alle biblioteche (così si impara anche il concetto di bene collettivo da rispettare, non solo di bene privato regalato!!). Perchè i bambini di Milano hanno quasi tutti l'asma o si stanno avviando su questa strada, e quando lo racconto in giro nessuno mi crede.
Perchè i problemi di Milano non sono i Rom e i Sinti (che non sembrano superare le 3000 unità), anche se l'attenzione viene puntata su di essi. I problemi non sono nemmeno le moschee.
I problemi di Milano sono gli appartamenti che restano sfitti perchè nessun bat-figlio può permettersi affitti o costi elevati, mentre vengono costruite nuove cubature da vendere a 9.000 euro al metro quadro. I problemi di Milano sono l'inquinamento dell'aria e l'inefficienza dei mezzi pubblici! I problemi di Milano sono il bisogno di servizi per tutti in una città che vuole essere di respiro internazionale, l'impossibilità di poter accedere alle cliniche pubbliche perchè le private convenzionate vengono preferite nelle politiche degli amministratori!

Cappello sollevato per la sinistra milanese, da sempre e ancora divisa tra "giovani e vecchi", tra "SEL e PD", ma unita in uno scopo che, per fortuna, non è cacciare Berlusconi ma è dare un governo pulito alla propria città: chi combatte per se stesso e per i suoi interessi ci mette più forza, e qui si stanno difendendo i propri interessi di adulti precari, di studenti che vogliono un furturo, di chi ha già avuto una bella vita piena, e non vuole vederla regredire quanto a qualità e possibiltà, di genitori che chiedono un posto migliore per i propri figli nel futuro.
Sono queste, le voci che si sentono in strada.
Accanto a quelle stesse voci che un tempo hanno votato Lega per evitare gli sprechi e il malgoverno. In fondo, l'onestà è dalla loro parte: ammettono un errore e fanno ammenda.
In tram si sentono dialetti ed accenti diversi, siculo e dialetto lombardo. Tutti d'accordo tra di loro. Massaie e pensionate al mercato, madri di famiglia fuori da messa, signori distinti.
Anche la campagna della destra ha avuto sicuramente un impatto positivo nell'unire e svegliare (per sfinimeto e schifo) la coscienza dei cittadini. Che finalmente si sentono tali e si rimboccano le maniche.
Tanto di cappello a Boeri, che ha accettato una sconfitta impensabile alle primarie, ed ha supportato il candidato "improbabile". Complimenti ai cittadini dei comitati, che hanno portato a casa un risultato che mai si era visto in questa città (e forse nel resto del Paese).

La tensione è alta, le aspettative di più. Anche se non si vincesse l'ultima sfida, un gradino energetico importante è stato superato: uniti si può, è dimostrato. Non ci sono tabù: la città è nostra e non si potrà comprare di nuovo, nè svendere, senza che prima i cittadini abbiano detto la loro. Non è "partecipazione", è finalmente riprendersi la propria autodeterminazione.
I milanesi hanno smesso di delegare ad altri le proprie decisioni.
Complimenti a tutti coloro che sono riusciti ad usare il sarcasmo per rispondere agli insulti, i nuovi media e l'ironia per rispondere ad accuse ignobili e a bugie talmente grossolane che nessuno ha avuto coraggio di sostenerle, nemmeno a destra!

E' bellissimo vivere questo momento: da tutta Italia gli amici ed i conoscenti mi chiedono notizie su Milano, su che atmosfera si respira, su cosa accade, previsioni e speranze.

Milanesi, rendetevene conto!! Avete una responsabilità, adesso, un po' come il 25 aprile 1945. Tutta l'Italia sta guardando a cosa succede qui.
Per la prima volta l'invidia dei più non è rivolta verso l'idea di benessere e ricchezza, ma l'ammirazione è rivolta verso la soddisfazione che stiamo per prenderci.
E' una responsabilità, e un onore. C'è l'Italia pulita che vi sta a guardare e che chiede la dimostrazione che "si può fare".
Non lasciateci a bocca asciutta!!

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