venerdì 23 dicembre 2011

Di nuovo sull'eroismo

Attraversare mari in tempesta: questo lo sappiamo fare. Scherzare con le bestie più pericolose, uccidere i giganti cattivi, affrontare le crudeltà più atroci, prendersela con quelli più grossi di noi, combattere battaglie perse. Yeah, tutto per la nostra stoffa.
Ma le piccole crudeltà di ogni giorno, la ricerca di un pezzo di sé…
Non che ci sia una legge universale: sembra sempre che gli altri ci riescano senza sforzo, e che tu invece resti lì, piantato nel fango che si secca e non riesci ad uscirne. Mica panico da sabbie mobili, no. Già sarebbe qualcosa che ti farebbe sentire come minimo un eroe.
Leggi Neruda, leggi Pessoa: ti sembra di essere in ottima compagnia. Solo che loro erano poeti, magari anche con qualche problema di depressione e personalità multipla. Ma almeno scrivevano bene.

E tu? Che fai? Ti arrampichi sugli specchi, giochi, crei una maschera da usare e da tenere ben lontana dal viso. Nessuna bugia, solo una crosta di verità. Un gioco di parole divertente che ti fa sentire furbo e intelligente. Prendi ispirazione da tutto quello che ti circonda, e sei di volta in volta una strega nel maelstrom dello spazio, un arciere in una città-stato post moderna, il nome di una creatura magica.
E lo strano testo di una canzone che ti canti da solo, liberando reami immaginari e saldando debiti altrui con una giustizia che conosci solo tu: un eroe, un eroe vero.

(le immagini di questo post sono tratte dagli albi di Leo ortolani, Rat Man 299 e +1)